By: Gano* on Lunedì 28 Maggio 2007 23:21
L' intervista a Ray Dalio e' veramente first class e ringrazio GZ per avercela proposta. Una delle poche veramente interessanti che si possono leggere in giro. Non solo e' condivisibile quasi in ogni sua parte, ma ha fornito anche numerosi spunti di riflessione. Ma forse Dalio nella sua intervista, da buon economista, ha trascurato la volonta' politica. Mi sembra che il difficile in questa congiuntura -la prima veramente a livello globale- sia proprio di inquadrare la "big picture". Non si tratta infatti "solo" di tassi o di valute o di crescita degli emergenti o di aumento di liquidita' o del debito o di spread. Si tratta si' di questi, ma anche di "altro".
"...the large wave of liquidity have resulted in 100% of the countries in the world showing economic growth".
E per molti la crescita non e' stata solo economica. Penso che finche' Cina ed India avranno la possibilita' di continuare ad aumentare il loro output industriale in percentuali di due cifre l' anno, mantenendo cosi' una pressione deflazionaria globale, continuera' questo ciclo, proprio per la volonta' politica di superare "di slancio" apparentemente insuperabili incongruenze e squilibri globali, attraverso lo sviluppo. Questo approccio e' infatti attuabile solo in una congiuntura di questo tipo (*) (**). E' questa la considerazione che forse aiuta a rispondere all' interrogativo che e' implicito nella frase "but this cycle is lasting a lot longer than usual" (...and may still last a lot longer than expected...). Fra alti e bassi il ciclo potrebbe aver termine solo con la saturazione delle capacita' produttive e di impiego di questi due paesi, ma allora la' ci saranno i consumi -molto piu' alti di quelli odierni- e la conseguente ricaduta di ricchezza che questa saturazione avra' causato.
(*) A meno che energia e raw materials non diventino il collo di bottiglia. Per ora non sembra, ma e' difficile dare una valutazione.
(**) Una rivalutazione improvvisa ed eccessiva dello yuan bloccherebbe il processo, con ricadute -secondo me- catastrofiche.