Il trasferimento dei crediti - gz
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By: GZ on Martedì 19 Novembre 2002 13:01
Con ritardo, ma perlomeno ora il Corriere si è svegliato e ha dedicato 3 o 4 pezzi molto pesanti alle banche che hanno rifilato i bonds Cirio e altri bonds italiani di società in difficoltà con cui avevano crediti a rischio ai risparmiatori privati.
("...È singolare che uno dei paesi più litigiosi della Terra assista ad una simile opera di grassazione come ad una catastrofe naturale, qualcosa che viene dal cielo e che bisogna accettare...").
La sostanza è che il boom di questi collocamenti è iniziato un anno fa, quando le banche si sono accorte che i crediti di Cirio e altri erano a rischio.
Allora hanno prontamente girato il rischio al pubblico facendo emettere alle aziende clienti in fretta e furia dei bonds senza rating e senza prospetto, con rendimenti che non riflettevano il rischio, e che hanno piazzato alla clientela dello sportello o infilato nelle loro gestioni patrimoniali. In questo modo il rischio è stato trasferito al volo dalla banca alla sua clientela.
Sul Corriere ieri Marco Vitale diceva che qui ci sarebbero responsabilità e cause civili da fare.
Invece su tutti i canali TV inclusi Bloomberg e CFN si sta zitti zitti e ovviamente nemmeno mezzo politico che si distolga un attimo dai noglobal-andreotti-adrianosofri
----------- Le obbligazioni senza prospetto ------------------ (corriere economia)
I titoli del gruppo Cragnotti erano destinati a investitori professionali, non ai privati
Il gioco è quello antico, passare il fiammifero acceso agli altri; alcune banche creditrici di Cirio si sono liberate di crediti di assai dubbio realizzo nei confronti di questa società, favorendo l'emissione da parte sua di obbligazioni sottoscritte inizialmente da investitori professionali, e quindi senza prospetto. Poi queste obbligazioni sono «rifluite» nei portafogli di investitori privati, i quali ora si leccano le ferite e certamente domani rifiuteranno di acquistare qualsiasi obbligazione societaria, anche della miglior specie. I punti critici della vicenda sono l'emissione di obbligazioni senza prospetto, il successivo collocamento di queste presso i risparmiatori, e il fatto che nel fare ciò alcune banche siano scappate da un rischio evidente, rifilandolo ai clienti. È vero che già i latini invitavano il compratore a stare con gli occhi aperti, ma forse allora non esistevano mercati finanziari aperti a masse di persone prive di competenza! Se non vogliamo procedere veloci verso un mondo nel quale chi sia ignaro di finanza deve temere ad ogni piè sospinto le trappole degli intermediari, restando spesso bidonato, bisognerà mettere a frutto la lezione che viene ora anche dal caso Cirio. È doveroso ricordare agli investitori che devono leggere il prospetto, ma questo non sempre c'è; già prima dei «Cirio bond» abbiamo avuto diverse emissioni strutturate che erano vere e proprie tagliole per il risparmiatore inconsapevole, favorite dalla esenzione da prospetto prevista dal Testo Unico per le obbligazioni bancarie. Ora vediamo cospicue masse di titoli non destinati al pubblico, che al pubblico invece finiscono.
È giusto il richiamo a investire con oculatezza, ma non è che si possa esigere da ognuno una competenza da professionista. Chi va da un medico sa che questi può sbagliare, ma non ha necessità di conoscere i rudimenti della medicina; soprattutto, il paziente è autorizzato a pensare che il medico lavori per lui e non per qualcuno che cerca di scaricare problemi sugli altri. Chi non si rende conto che questa vicenda ha colmato la misura di prassi inaccettabili, opera solo nel proprio miope interesse, e contro quello del Paese, che deve reagire.
Ora leggiamo pensose (o penose?) interviste nelle quali gli autori della marachella si arrampicano sugli specchi invocando la necessità di stabilire nuove regole, quasi fosse la mancanza di regole, e non di un minimo di coscienza professionale, quanto vediamo all'opera in questo caso. Ma la coscienza ha quotazioni al ribasso, sotto questi cieli, anche perché di profitti «maledetti e subito» ne porta pochi.
Le obbligazioni destinate agli istituzionali le devono tenere gli istituzionali, senza farle «rifluire» (parola che sembra evocare lo spontaneo movimento di masse di liquidi guidate dalle leggi fisiche, e non l'avidità di guadagno) verso i portafogli dei privati. Gli sforzi della Consob per evitarlo si sono infranti in passato contro le proteste di alcuni intermediari che dicevano: se qualcuno è interessatissimo a comprare proprio un particolare titolo che noi abbiamo, dobbiamo dirgli che non possiamo venderlo? Nasce qui la possibilità di vendere obbligazioni «non prospettate», ma solo su richiesta del cliente, che evidentemente dovremmo supporre ci sia stata nel caso Cirio. I giornali non ne hanno parlato, è strano, ma nei mesi scorsi deve esserci stata una lunga processione di investitori desiderosi di esporsi proprio a quel «rischio Cirio» dal quale alcune banche stavano, guarda caso, uscendo: che fortuna, proprio come quando arriviamo al parcheggio pieno, e qualcuno se ne sta andando via davanti a noi! È singolare che uno dei paesi più litigiosi della Terra assista ad una simile opera di grassazione come ad una catastrofe naturale, qualcosa che viene dal cielo e che bisogna accettare. Ma forse ora la misura si è colmata, sarà dura per alcuni dimostrare di aver agito nell'interesse del cliente, come è dovere di ogni intermediario.
Modificato da - gz on 11/19/2002 12:4:6