By: Moderatore on Lunedì 06 Dicembre 2004 23:31
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....restare in Olimpia con il 16,8% non avrebbe senso. La quota acquisita da Gilberto Benetton al momento dell’uscita di Roberto Colaninno è troppo piccola per contare davvero, ma troppo importante per essere considerata una semplice diversificazione finanziaria. Il risultato? «O la partita si gioca fino in fondo oppure si abbandona il campo», sarebbe stato il commento di Luciano Benetton, da sempre il più freddo sul fronte delle utility.
Ma uscire da Telecom con una minusvalenza da brivido non fa piacere a nessuno. Meglio raddoppiare, dunque, in occasione della ricapitalizzazione di Olimpia propedeutica alle nozze tra Telecom e Tim. D’altra parte, proprio i Benetton hanno frenato il progetto di Marco Tronchetti Provera, pronto nel cassetto da settimane. Ma a Ponzano Veneto le decisioni si prendono così, dopo ampie consultazioni: un metodo che funziona, a giudicare dalla corsa che ha portato il gruppo a un giro d’affari di 7 miliardi con appena 1,9 miliardi di debito. E così, alla fine, il clan si è ritrovato sulle posizioni di Gilberto, l’anima finanziaria della famiglia. Certo, prima di cavalcare quest’ultima avventura nelle telecomunicazioni, Gilberto ha avuto diversi faccia a faccia con il numero uno di Telecom; e più volte avrebbe messo sul piatto la possibilità per i Benetton di contare di più nel cda della cassaforte e in quello del colosso tlc. Gilberto, secondo indiscrezioni di buona fonte, si sarebbe spinto addirittura oltre. Pare che da Ponzano Veneto sia partita la richiesta di una gestione diretta della Tim. Proposta che sarebbe stata rispedita al mittente, non senza una congrua contropartita, tale cioè da assicurare ad Alessandro Benetton un posto di prestigio nel colosso delle telecomunicazioni.
In ogni caso, come dovrebbe essere strutturata l’operazione? Le ipotesi sul tavolo sarebbero due: se Edizione Holding optasse per l’ipotesi di partecipazione più ampia l’iniezione di liquidità dovrebbe aggirarsi attorno a 3 miliardi di euro, altrimenti le risorse che verranno messe sul piatto scenderanno a 2 miliardi. I conti sono presto fatti. Pirelli è pronta a fare la propria parte (oltre a quella delle banche azioniste qualora Benetton facesse un passo indietro), così come Hopa si sarebbe detta disponibile a partecipare pro quota (16%). Non resta che Edizione. Se la finanziaria dovesse sottoscrivere per intero la propria quota dovrebbe prepararsi a staccare un assegno da 500 milioni. Se invece si accollasse anche la quota lasciata inoptata da Unicredito e Intesa (aumentando la partecipazione in Olimpia poco sotto il 30%), l’esborso salirebbe fino a 1,2 miliardi. Il gioco vale la candela?
Nel 2001 la famiglia investì un miliardo nell’operazione Telecom; quella partecipazione ora vale in Borsa circa 860 milioni. Conti alla mano, i Benetton dovrebbero iscrivere a bilancio una potenziale minusvalenza di 140 milioni. La partecipazione all’aumento di capitale avrebbe perciò l’effetto positivo di ridurre il valore di carico dell’investimento. Inoltre, solo un anno fa la perdita era decisamente più elevata. Il titolo Telecom, dall’agosto 2003, quando è diventata operativa la fusione con Olivetti, ha infatti guadagnato ben il 30 per cento. Un recupero che potrebbe proseguire sull’onda del progetto di fusione tra la telefonia fissa e la telefonia mobile, riportando addirittura in largo profitto la contabilità dell’operazione. Una quasi certezza, visto che il mercato, in queste ultime sedute, ha dimostrato di apprezzare l’idea dell’integrazione.
Ma per essere della partita Ponzano Veneto deve prepararsi a cedere qualche gioiello. Tempi e modi di «raccolta» del capitale necessario sarebbero infatti due punti non ancora definiti. La famiglia potrebbe decidere di uscire da Banca Antonveneta, considerato che l’istituto potrebbe presto confluire nell’orbita della Popolare di Lodi. La partecipazione (4,86% del capitale) a valori di mercato assicurerebbe un introito vicino a 255 milioni. L’altro dossier sul tavolo è Autogrill. Sul gruppo di ristorazione autostradale, controllato con il 56,7%, ci sono più ipotesi: la cessione di una partecipazione di minoranza seguita da un releverage su quanto resta. Possibile, infine, che venga messa all’asta anche la partecipazione nella Sagat. Insomma, l’impalcatura a sostegno dell’aumento di capitale di Olimpia può comprendere ogni mossa. Ma la decisione sembra presa: sia l’asse di sangue Luciano-Alessandro (contrari a sacrificare le commodity) sia l’amministratore delegato di Edizione Holding, Gianni Mion, sono infatti disponibili a rimescolare le carte in portafoglio. Un portafoglio, peraltro, di tutto rispetto: Autostrade e Telecom rappresentano una bella fetta del potere economico italiano, per giunta il più protetto dalla concorrenza. Che dire? All’album di Gilberto, collezionista di utility,^ manca solo l’Enel#http://www.borsaefinanza.it/art.pic1?P=art.htm&ID=118399^.